Dossier delle Nazioni unite: cresce l’allarme oppioidi
Pubblicato il nuovo World Drug Report: nel mondo li consumano 53,4 milioni di persone
ROMA - Al mondo, sono circa 271 milioni le persone tra i 15 e i 64 anni che hanno usato droghe durante l’anno secondo il nuovo World Drug Report 2019 dell'Ufficio delle Nazioni unite contro la droga e il crimine (Unodc) con dati relativi al 2017. Il rapporto, presentato ieri in occasione della Giornata internazionale contro l'abuso di droghe e il traffico illecito, mostra dati preoccupanti per quanto riguarda l’uso degli oppioidi: il numero di consumatori in tutto il mondo è salito a 53,4 milioni, facendo segnare un aumento del 56% rispetto alle stime del 2016. Inoltre, sottolinea il rapporto, gli oppioidi sono responsabili dei due terzi delle 585 mila persone morte a causa del consumo di droga del 2017. Secondo l’Unodc, tuttavia, il dato che preoccupa maggiormente è quello che riguarda i 35 milioni di persone che avrebbero bisogno di trattamento, ma solo una persona su 7 riceve cure. A livello globale, inoltre, sono 11 milioni le persone che hanno usato droghe per via endovenosa nel 2017, di cui 1,4 milioni vivono con l'Hiv e 5,6 milioni con l'epatite C.
Anche se il dato del 2017 riguardo il numero dei consumatori di droghe al mondo non sembra essere molto distante da quello rilevato nel 2016, basta considerare un periodo più ampio per rendersi conto che dal 2009 al 2017 il numero di persone che fanno uso di droghe è cresciuto del 30 per cento. Sebbene questo incremento risenta della crescita del 10 per cento della popolazione tra i 15 e i 64 anni a livello globale, i dati raccolti dall’Undc mostrano una maggiore prevalenza dell'uso di oppioidi in Africa, Asia, Europa e Nord America e un maggiore uso di cannabis in Nord America, Sud America e Asia rispetto al 2009.
La droga più diffusa a livello globale resta la cannabis, con circa 188 milioni di persone ne hanno fatto uso nel 2017, mentre arretra a livello globale il numero di Nps, le nuove sostanze psicoattive, segnalate per la prima volta all’ufficio delle Nazioni unite. Sulla scia dell’allarme lanciato dall’Emcdda, l’osservatorio europeo sulle droghe e le dipendenze, invece, anche l’Unodc nel proprio rapporto parla di un aumento di disponibilità di cocaina in tutto il mondo. Secondo il World Drug Report, la produzione di cocaina nel 2017 ha raggiunto il massimo storico di 1.976 tonnellate, con un aumento di ben il 25% rispetto al 2016. Anche i sequestri sono aumentati nel 2017, ma in misura minore, ovvero del 13%, portando a 1.275 tonnellate la quantità di cocaina sequestrata in tutto il mondo. Resta alta l’allerta overdose da oppioidi nel Nord America che nel 2017 ha fatto oltre 47 mila morti soltanto negli Stati uniti, con un aumento del 13% rispetto all’anno precedente, mentre sono 4 mila i decessi in Canada, con un aumento più marcato rispetto agli Usa, ovvero del 33%. Il Fentanyl (e i suoi derivati) resta la chiave del problema, spiega l’Unodc, ma c’è anche un altro oppiode sintetico che sta facendo strada, ovvero il Tramadolo. I sequestri mondiali di quest’ultima sostanza sono passati da meno di 10 chilogrammi nel 2010 a quasi 9 tonnellate nel 2013, per raggiungere il record di 125 tonnellate nel 2017.
Il rapporto 2019 dell’Unodc, infine, pone l’accento sulla mancanza di cure, soprattutto negli ambienti carcerari. Secondo le Nazioni unite, prevenzione e trattamento continuano a non essere sufficienti, ma negli istituti di pena di tutto il mondo la situazione è ancora peggiore. Secondo l’Unodc, la prevalenza di malattie infettive come l'Hiv, l'epatite C e la tubercolosi e i relativi rischi sono “sproporzionatamente più elevati” tra le popolazioni carcerarie rispetto alla popolazione generale, in particolare tra coloro che usano droghe per via endovenosa in carcere. Secondo il rapporto, 56 paesi hanno riferito di aver fornito terapie sostitutive in almeno un carcere nel 2017, mentre altri 46 paesi non hanno provveduto a tali terapie. Inoltre, il programmi di scambio di siringhe ed aghi sono stati segnalati soltanto da 11 paesi, mentre altri 83 hanno confermato l’assenza di tali programmi.